Le modelle nell’arte – 2

Kiki de Montparnasse nel "Ballet Mécanique",1924 di F.Leger, D.Murphy e M.Ray
Le modelle – 2 di 3
Seconda di tre puntate
di Andros
Le modelle nell’arte – 1
Le modelle nell’arte – 2
Le modelle nell’arte – 3
(cliccare le immagini per alta definizione)
Nel 1864 Rodin conobbe Rose Beuret, una ricamatrice quasi analfabeta, la portò nel suo atelier e la tenne con sé per tutta la vita, come modella, amante e donna di casa, avendo da lei un figlio. La sposò solo nel gennaio del 1917, due settimane prima che lei morisse, e lui stesso morì nel Novembre di quell’anno. Rodin diceva che solo l’amore avesse valore, ma forse si riferiva al sesso: era soprannominato dalle sue allieve “satiro bruto”; ci provava con tutte e spesso ci riusciva.
Auguste Rodin, 1862 e "Busto di Rose Beuret"
Gli ultimi vent’anni di Rodin furono un susseguirsi di imprese erotiche. Il suo studio era sempre pieno di giovani modelle, mentre Rose gli consentiva qualsiasi libertà. Negli ultimi anni produsse migliaia di disegni di nudi, un’impressionante parata di vulve.
Auguste Rodin e Rose Beuret
Monet sposò la modella Camille Doncieux, e sperperò subito la sua dote; ridotto in miseria, la abbandonò nel 1867, incinta, per poi tentare di annegarsi senza successo e tornare da lei.
Quando Camille fu in punto di morte, Monet portò in casa l’amante Alice, che alla scomparsa di Camille chiese di distruggere tutto ciò che la ricordasse; Monet la accontentò.
Claude Monet sposò la modella Camille Doncieux
"Camille sul letto di morte" - Claude Monet e Alice Hoschedé
Alcuni artisti hanno descritto come il rapporto con le modelle fosse fonte di eccitazione, come Delacroix, che scrisse: “Quando aspettavo una modella, ogni volta, anche quando ero più indaffarato, diventavo sempre più turbato man mano che si avvicinava l’ora, e fremevo udendo metter mano alla chiave. Mi metto al lavoro come altri corrono dalle loro amanti.”
La tensione sessuale nel rapporto lavorativo tra artista e modella sembra essere una costante, alcuni venivano presi da veri attacchi di libidine. Capitava per esempio a Giovanni Boldini, che spesso provava a concupire le donne altolocate che ritraeva, anche se posavano vestite di tutto punto. Il mercante d’arte Daniel Wildenstein ha un ricordo illuminante su Boldini: “Si era fatto espellere dagli Stati Uniti perché appena arrivato aveva tentato di violentare delle signore dell’alta società che posavano per lui come modelle.”
Giovanni Boldini ed Elisabeth de Gramont, 1889
La fama di Boldini era ben nota, qualsiasi donna posasse per lui sapeva di doverne subire gli assalti. La figlia del duca Agenor, Elisabeth de Gramont, constatò di persona il suo modo di operare: “Boldini si offrì di farmi il ritratto per ringraziarmi di aver fatto cambiare posto a un suo dipinto in una esposizione. Posai due o tre volte nel suo studio, ma comprendendo che in un modo o nell’altro bisognava pagare, interruppi le pose.” Pare però che buona parte delle aristocratiche e delle celebri artiste di teatro non disdegnasse le sue libidinose attenzioni.
A cavallo tra Ottocento e Novecento, lo scultore Arrigo Minerbi aveva l’abitudine di farsi sollazzare oralmente dalla modella durante le pause di lavoro. Era un’abitudine di lunga data che, arrivato a un’età più matura, gli faceva temere di subire un infarto sul più bello, cosa che lo avrebbe messo in una situazione disdicevole. Per evitare che questo accadesse, si faceva praticare la fellatio ai piedi di una statua in lavorazione, dando istruzioni alla modella: in caso dimorte improvvisa avrebbe dovuto mettergli il martello nella mano destra e lo scalpello nella sinistra, in questo modo avrebbe fatto credere di essere morto mentre scolpiva.
Lo scultore Arrigo Minerbi
Il luogo comune secondo cui le sedute con le modelle finissero a letto era diffuso – e in parte lo è ancora oggi – e per questo molti artisti erano gelosi, volevano che posassero solo per loro: sapevano che lasciarle posare per altri voleva dire essere traditi.
James Whistler e "Symphony in White n° 1 (The White Girl)",1862
La gelosia per una modella è al centro di un aneddoto sul celebre dipinto di Courbet “L’origine del mondo.” Courbet ebbe modo di conoscere a Trouville il pittore James Whistler e la sua partner, Joanna Hefferman (sic, Joanna “Jo” Hiffernan, N.d.R.), una modella irlandese nota come Jo la Rossa per il colore della chioma.
Gustave Courbet "Le Désespéré" (Autoritratto) e "Femme à la vague"
Nel 1866 Whistler partì per il Sud America, lasciando in Normandia Jo e Courbet; al ritorno trovò il famosissimo dipinto, e riconobbe nei peli rossicci del pube dipinto quelli della propria amata. Capì subito che lei si era prestata a fare da modella, si infuriò, e ruppe sia l’amicizia con Courbet sia la storia con Jo.
Gustave Courbet, “L’origine del mondo”, 1866
L’influente critico John Ruskin ebbe modo di scoprire quanto fosse pericoloso lasciare che la propria compagna facesse da modella: quando uno dei suoi protetti preraffaelliti, John Everett Millais, ritrasse sua moglie Effie per il dipinto “L’ordine di scarcerazione (The Order of Release)”, tra i due scoccò una scintilla.
John Ruskin Effie Gray
Effie chiese quindi l’annullamento del matrimonio – anche perché Ruskin aveva un bel po’ di problemi mentali e sessuali, e nonostante i due fossero sposati da anni Effie era ancora vergine.
John Everett Millais e L'ordine di scarcerazione - (The Order of Release), 1746
Ottenuto l’annullamento, Effie e Millais si sposarono, ed ebbero ben otto figli. La numerosa famiglia fece aumentare il bisogno di soldi del pittore, che adeguò la propria pitturaalle nuove esigenze, e per questo fu criticato da molti, come William Morris, che lo accusò di essersi svenduto per ottenere ricchezza e popolarità.
Alcune modelle hanno lavorato per molti artisti famosi, diventando a loro volta artiste. È il caso di Suzanne Valadon, che fu modella prima per Puvis de Chavannes, poi per Renoir, Toulouse-Lautrec, Degas, De Nittis, Zandomeneghi, Steinlen e altri.
Degas, DeNittis, Puvis de Chavannes, Renoir, Utrillo
A diciassette anni ebbe un figlio, ma non disse mai di chi fosse, anche perché in quel periodo si divideva tra de Chavannes, Toulouse-Lautrec, Renoir e lo scrittore Miguel Utrillo. Miguel, benché convinto di non essere il padre, si offrì di dare il nome al bambino, che si chiamò Maurice Utrillo e diventò un celebre pittore.
Suzanne Valadon e Henri Toulouse Lautrec "Portrait de Suzanne Valadon"
Su questo episodio c’è un aneddoto secondo il quale Renoir avrebbe negato la paternità dicendo: “Non può essere mio, il colore è terribile!” Degas invece l’avrebbe negata dicendo: “Non può essere mio, la forma è terribile!” A quel punto Miguel Utrillo avrebbe accettato di dare la paternità al piccolo dicendo: “Sarei contento di dare il mio nome all’opera di Renoir o di Degas!”
Edgar Degas, "Le tub", 1886 e Auguste Renoir, "La natte", 1884
Si tratta di un’invenzione, anche perché quando in un’intervista chiesero a Suzanne se fosse andata a letto con Degas, rispose: “No, mai, ne aveva troppa paura, lui.”
Kiki di Montparnasse, vero nome Alice Prin, fu invece la regina della Parigi mondana degli anni Venti. Modella di tanti artisti, come Moise Kisling e Foujita, con il quale ebbe una storia, così come con il disegnatore Henry Broca.
Kiki de Montparnasse e Tsuguharu Foujita, "Kiki"
Ebbe poi una lunga relazione con Man Ray, infine si dedicò anch’essa alla pittura. Quando conobbe Man Ray nel 1922 lei era già ben nota e lui appena giunto a Parigi; lei si spogliò per posare, ma invece i due finirono per fare tutt’altro.
Man Ray (Emmanuel Radnitzky) e "Le Violon d'Ingres", 1924
Nacque così un sodalizio celebrato da tantissime foto di Man Ray, come “Le violon d’Ingres” e “Noire et blanche.” Man Ray scattò anche delle foto pornografiche, non svelando mai il nome della modella, ma secondo alcuni potrebbe essere stata proprio Kiki.
Man Ray "Maschera verticale" e Kiki fa il bucato
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Ha sempre fatto strutturalmente parte dell’ipocrisia umana il vezzo di assumere comportamente “privati” inconfessabili in pubblico; unica zona franca, il mondo che ruotava intorno agli artisti ai quali erano perdonati stili di vita comunemente censurati e questo blog ne rappresenta uno spaccato ben evidente, ancora più eclatante in quanto riguarda un’epoca intrisa, da un lato, di un profondo puritanesimo, ma desiderosa, dall’altro, di una gran voglia di libertà anche se riservata, allora e prevalentemente, al mondo maschile.
La strada per una liberazione da quel pensiero, ancorchè da quei comportamenti repressi, sarebbe stata ancora lunga e i residui di quell’ipocrisia si vivono ancora oggi nel pieno della crisi della famiglia tradizionale e della nascita di nuove forme di aggregazione meno legate alla tradizione cattolica.
Un’annotazione sul quadro di Courbet che tanto scandalo continua a suscitare da quasi 200 anni: il titolo “l’origine del mondo” è allo stesso tempo, di una naturalezza, ma anche di un provocatorio fuori dal comune e, al di là del lato voyeristico che può aver esaltato all’epoca (quando certe rappresentazioni erano del tutto inusuali e destavano scandalo), curioso come, ancora oggi, persino facebook (che certo non si fa mancare niente nel campo dell’indecenza), l’abbia ritenuta immagine da censurare.
la storia è divertente, ed è un piacere immaginare come una società sessuofobica come quella della seconda metà dell’800 venisse irrisa da usi e costumi che con più facilità nascevano e vivevano nel mondo dell’arte.
peraltro anche gli eccessi di alcuni personaggi si giustificano solo in un quadro di chiusara e repressione, e per questo diventano simpatici.
ho sempre pensato che una robusta dose di libertinismo fosse la cura migliore per contrastare certe culture, e mi sembra che alla fine le cose siano andate proprio così, sotto qual profilo viviamo oggi in un mondo molto migliore.