Salvate il soldato Ryan

La prima guerra mondiale mobilitò 70 milioni di uomini: i morti militari furono oltre nove milioni, inoltre vi furono circa 7 milioni di morti tra i civili, per effetti di operazioni di guerra, epidemie, stragi ai danni di popolazioni (come ad esempio il popolo armeno).
Iniziata nel giugno dl 1914 con l’uccisione dell’arciduca Francesco Ferdinando, cessò definitivamente il 14.11.1918.Insomma una carneficina dovuta alle mire espansioniste della Germania, dell’impero Austro Ungarico che coinvolse anche l’Italia a partire dal 23 maggio 1915. Una guerra di potenti che mandarono a morte milioni di giovani per meri interessi economici ed espansionistici.
Non venne risparmiato nulla delle “amenità” della guerra compreso l’uso di armi chimiche sulla città di Ypres,in Belgio, da parte dei tedeschi.
Olmo andò al fronte, lasciando a Genova la moglie e una bimba piccolissima.Come tutti i semplici soldati al fronte, cercava di mettersi in contatto con la famiglia tramite lettere o cartoline. Date le difficoltà di avere il materiale per scrivere, da casa gli inviavano una cartolina, lui la grattava e ci riscriveva sopra.In una, raffigurante un cane da caccia,del 28.4.1917, in cui scriveva:”filia, ricordandoti sempre ti mando i miei cari e affetuosi baci. Saluti alla tu cara mamma.Tuo Babbo. Piave 28 4 1917″. Porta rigorosamente il timbro della censura, perchè era proibito parlare delle condizioni di vita in trincea.La località era genericamente indicata con Piave, per motivi di sicurezza.
Poi accadde una cosa: ad Olmo, giunse notizia che il terzo fratello era morto al fronte. Non ci fu nessun generale che ordinò “salvate il soldato Ryan” e lui prese una decisione: se ne andò semplicemente dalla trincea e dal Piave , per far ritorno a Genova, dopo una fuga durata circa un mese. Un “disertore” la cui “onta” veniva lavata con la fucilazione. Nel suo percorso assistette nascosto, alla fucilazione di un disertore, dormiva nei fienili senza farsi vedere dai proprietari: una notte mentre cercava riparo, un enorme cane gli salì sino alle spalle: lui non proferì verbo e l’animale,sicuramente più buono del resto dell’umanità,dopo un “bau”, lo lasciò andare.Mangiò ciliege e tutto quanto riusciva a raccattare sulle piante. Quando arrivò a Genova, Iole, la figlia era molto piccola, ma già in grado di dire qualcosa. Siccome visse nascosto in casa sino alla fine della guerra, avevano detto alla bambina di non parlare del papà. Per prova, uno zio le chiedeva “il papà è a casa, vero?”.Lei piangeva ma continuava a negare.
Per un evento fortunato ,una “e” nel cognome, anzichè una “o”, il milite in questione, non risultò tra i disertori ed anzi ricevette una medaglia con un attestato firmato dal “benemerito” ministro della guerra Benito Mussolini. Questo il riconoscimento della Patria, ai sopravvissuti: ai caduti, il riconoscimento andava alla moglie.
Raccontarono di questi fatti alla nipote, quando era una ragazzina ed il nonno, ancora in vita e con la mente lucida, stava in famiglia con lei. La stessa quasi si offese che avessero avuto il timore che fosse così bacchettona o meglio cretina, da giudicare negativamente “la fuga” del nonno. Rispose che aveva fatto solo bene. Pensò che fu un uomo coraggioso che si ribellò alla mattanza della guerra con i mezzi che aveva.